Genitorialità e Smartworking: alcuni suggerimenti...
La nostra collaboratrice, Isabella Marchione, ci racconta il suo punto di vista riguardo al periodo COVID vissuto dalle famiglie e ci mostra come queste ultime nel corso di questi mesi, siano state colpite e abbiano dovuto ridefinire le loro attività e ruoli.
Con un'analisi accurata e un punto di vista da professionista del settore, ci regala spunti di riflessione e suggerimenti utili per rendere i momenti in casa con i figli, costruttivi, educativi, proficui per la crescita dei bambini nel rispetto delle loro emozioni e delle nostre come adulti, genitori e lavoratori.
"Sono seduta in giardino a scrivere queste righe, sento voci provenire da qualche finestra e dita che battono su tastiere; ogni tanto squilla un telefono e si capisce bene, dal tono di voce formale di chi risponde, che si tratta di lavoro. Sono molti i lavori che possono essere svolti in Smart Working. Basta un tavolo, un computer, delle cuffie per le orecchie, un telefono e il gioco è fatto. No? Non è sempre ed esattamente così. La legge n°81/2017 definisce: “Il lavoro agile (o Smart Working) una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.” In tempo di Coronavirus e quindi di scuole chiuse, lo Smart Working si arricchisce anche di altri significati meno formali ma più pratici.
C’è da “combattere” ogni mattina per accaparrarsi un posto in casa che sia un pochino silenzioso; oppure significa accorgersi di non avere una scrivania a disposizione e quindi doversi adattare in una camera, utilizzando un mobile qualunque, la sedia della cucina e un’illuminazione poco adeguata, con una schiena dolorante e gli occhi gonfi come un pallone come risultato di fine giornata.
Vuol dire anche lavorare e contemporaneamente aiutare il figlio grande che ha lezione su Classroom o su Zoom o su qualche altra piattaforma di cui non si conoscono le credenziali d’accesso e nel frattempo controllare che la piccola non infili le dita nella presa della corrente mentre gioca lì accanto. C’è da fare quella chiamata di lavoro, mentre tuo figlio urla disperatamente perché vuole il telefono con il quale stai parlando o perché vuole essere preso in braccio o perché vuole “semplicemente” la tua attenzione. Smart Working, in questo momento particolare, significa il doppio del lavoro? Forse è così e questa nuova realtà ci costringe, quindi, anche a reinventarci: rimpiangere la scuola e cercare in tutti i modi di essere genitori, lavoratori, educatori e insegnati, nel modo migliore possibile. Leggo su diversi blog e su vari gruppi di confronto rinvenuti su Internet, domande e richiesta di consigli su come poter offrire ai propri figli tutto quello che quest'anomala situazione ha sottratto loro; come compensare la mancanza della scuola e del nido? Si percepisce molto forte la preoccupazione di padri e madri consapevoli che i propri figli stanno perdendo giorni importanti di socializzazione, condivisione di esperienze e di scoperte. Ho chiesto a diversi genitori di figli di varie età di dirmi quali sono i lati positivi e quelli negativi derivanti dal connubio quarantena/scuole chiuse/lavoro da casa.
Partendo dal presupposto che nessuno di noi era preparato a far fronte ad uno scenario del genere e che questa ovviamente resta una condizione d’emergenza che si spera abbia un termine, la maggior parte dei miei intervistati ha detto che questa situazione ha regalato “tempo” da dedicare alla famiglia. È sicuramente difficile conciliare lavoro e famiglia, lo è soprattutto quando le due cose non hanno ambienti diversi e adeguati, ma fare colazione tutti insieme, per esempio, o scambiare due parole con la figlia adolescente durante la pausa caffè di metà mattina, si sono rivelati, per molti, piccoli grandi doni di questa quarantena. Tutto il tempo che prima veniva sprecato in macchina, in mezzo al traffico per andare e tornare dal lavoro, risulta un gran guadagno sia economico che di vita familiare. Un altro lato positivo sottolineato da molti è la possibilità di documentarsi, ricercare e fare domande per poter imparare cose nuove e poter capire meglio come supportare ed incoraggiare così la crescita dei figli.
Una mamma mi ha detto che lo stare a casa con il figlio di 11 mesi, le ha dato l’opportunità di essere testimone delle conquiste evolutive del bambino, che altrimenti avrebbe perso. Migliore e più attiva partecipazione alle attività dei figli: un padre mi ha confessato contento, di aver partecipato per la prima volta ad una riunione scolastica del figlio e un’altra mamma si è descritta felice di essere finalmente a conoscenza del programma scolastico dei figli. Molti genitori mi hanno fatto notare che i tempi rilassati hanno reso possibile anche una condivisione più piacevole delle mansioni domestiche con i loro figli: apparecchiare, sparecchiare, pulire e cucinare. Tra aspetti negativi, invece, emerge in quasi tutte le interviste fatte, la difficoltà di trovare in casa spazi idonei per tutti e dispositivi sufficienti, per chi deve lavorare e per chi invece deve seguire le lezioni a distanza. Molti hanno dovuto comprare strumenti nuovi.
Spesso la connessione Wi-Fi funziona a singhiozzo e questo rende le cose ancora più difficili. Risulta complicato conciliare Smart Working e supporto ai figli impegnati nella DAD (didattica a distanza) che è poco chiara e per niente deduttiva: diverse piattaforme a cui far riferimento, difficoltà nel reperire compiti, nel caricamento di questi e nell’individuare facilmente credenziali di accesso perse nelle mille conversazioni sui vari gruppi whatsapp dei genitori; la mole smisurata di compiti dati ai ragazzi e le attività e i “lavoretti” che le maestre assegnano bambini, spesso così difficili da realizzare, da dover richiedere al genitore di sostituirsi al bambino. Il tempo libero dei figli mentre il genitore lavora, rischia di essere occupato quasi tutto da tv, giochi ad esso connesso e cellulare; in generale l’abuso dei vari schermi, in un’epoca di ipersensibilizzazione sulla tematica, è uno dei grandi timori dei genitori che ho intervistato. Alcuni genitori mi hanno fatto presente che una delle conseguenze più pesanti di questo lavoro agile, è identificabile nell’assenza di orari che, come ogni medaglia a doppia faccia, può nascondere un lavoro a tempo pieno, senza fine, nel quale è plausibile ricevere e rispondere email anche a mezzanotte.
Tutti i genitori da me intervistati, a prescindere dall’età dei propri figli, hanno paura che la mancanza di socialità, di confronto con gli altri e con i pari, sia una grave conseguenza con cui bisognerà presto fare i conti. Una delle affermazioni che mi ha maggiormente colpito è stata fatta da una madre di un bambino di meno di un anno, la quale ha confessato di sentirsi carente e di temere di “non essere abbastanza” per la crescita di suo figlio; ne abbiamo parlato ed è emerso che tutte le agenzie educative finora frequentate, quali corsi di musica, corsi in piscina, incontri con vari esperti, appuntamenti in biblioteca, hanno offerto al bambino nuovi stimoli e alla madre possibilità di confronto, per cui risultano per entrambi terreno fertile di apprendimento; doversene privare, in questo momento, fa’ sentire i genitori più soli e più insicuri.
Il governo ha individuato nella DAD uno strumento utile a sopperire, almeno in parte, la mancanza della didattica a partire dalla scuola Primaria. Per quel che riguarda il Nido e la Scuola dell’infanzia, la situazione si rivela più complessa. Quello dell’educatore e del maestro sono mestieri che vanno al di là della mera didattica, è un lavoro che si fa con la relazione, in presenza e perde potere, valore ed intensità nella distanza. Molti di loro hanno fatto del loro meglio, inventandosi nuovi modi per entrare nelle case dei “loro” bambini, condividendo canzoncine, storie raccontate e proponendo in video attività da fare; purtroppo però un bambino piccolo difficilmente ha lunghi tempi di attenzione davanti ad uno schermo. II magico mondo di internet regala spunti di ogni tipo, lavoretti da poter proporre ai bambini. Ma è davvero questo quello di cui loro hanno bisogno? Una delle mie intervistate, ha dovuto aiutare sua figlia a fare il “lavoretto per la festa della mamma” perché le istruzioni per farlo, ricevute dalla maestra erano troppo complicate; in sostanza, alla fine, si è prodotta da sola il suo regalo.
Un papà mi ha riferito che non è riuscito a far portare a termine a sua figlia l’attività proposta dall’ insegnante, che consisteva nel colorare con i pennarelli un disegno prestampato; la bambina di quattro anni, infatti, disegnava per conto suo su un altro foglio. Lasciarla disegnare liberamente dato l’interesse manifestato, non è più produttivo per tutti e meno stressante sia per la bambina che per il papà? E poi, è così importante il risultato e quindi la scheda da colorare da dimenticarsi le abilità e gli apprendimenti che si celano dietro il fare un disegno libero? Ho scoperto quindi, che in questa situazione, sono molti i genitori che si interrogano su come possano essere dei validi sostituti del Nido e della Scuola d’Infanzia; quali offerte di valore proporre ai loro bambini a casa?
Sento il dovere di rincuorare quella mamma e in generale tutti i genitori che temono di “non essere abbastanza” educatori per i loro figli: loro sono stati in grado di far fronte ad una situazione di emergenza, da soli e senza supporti, giostrandosi tra tutte le incombenze quotidiane. Trovo maturo e molto apprezzabile il loro desiderio di crescita e di miglioramento, tradotto nella ricerca di consigli e suggerimenti.
Nell’attesa che le scuole riaprano, vogliono offrire ai propri figli scenari casalinghi che siano d’apprendimento. Imparare a scardinare finti assiomi quali “si è sempre fatto così” o “io sono cresciuto così” a favore di nuove modalità più consone e produttive, risulta una scelta vincente Credo fermamente, come educatrice e come pedagogista, in una scuola nella quale gli alunni possano imparare facendo. Sostengo i Nidi e le Scuole dell’Infanzia, dove i bambini non sono “obbligati” a partecipare ad attività preconfezionate, non devono fare lavoretti decisi aprioristicamente dagli adulti che non stimolano minimamente il loro interesse e che spesso vengono terminati dalla maestra stessa. Costringere tutto il gruppo a fare la stessa cosa, diventa frustrante. Così la possibilità di dividersi in piccoli gruppi e scegliere cosa fare, diventa una magnifica opportunità di crescita.
Quando trovano un gioco che stimola molto il loro interesse, i bambini sono capaci di tempi di concentrazione infiniti e trovano mille combinazioni diverse, tutte stimolanti. Non è forse anche questo apprendimento? Quando fanno un disegno e decidono di metterlo nell’armadietto per regalarlo al papà, quando raccolgono dei fiori in giardino per la mamma o un sasso di fango per la nonna, quando costruiscono “la mia casa” con le costruzioni, quando manipolano la terra in giardino o la farina in cucina, quando si approcciano alle quantità facendo una ricetta, quando fingono di essere qualcun altro travestendosi o inventano qualsiasi gioco simbolico, quando dopo diversi tentativi imparano a saltare o ad arrampicarsi, quando travasano acqua o sabbia da un contenitore più grande ad uno più piccolo…. Non sono forse anche questi apprendimenti? Ritengo che il ruolo dell’adulto, sia esso insegnate o genitore, non debba essere quello di un animatore; i bambini sanno benissimo come si gioca, non hanno bisogno di continuo intrattenimento, perché sono capaci di inventare magnifiche situazioni.
La noia fa parte del “gioco” e spesso è proprio la noia che lo incentiva. E allora che ruolo ha l’adulto? E in questa situazione specifica, cosa può e deve fare il genitore? Essere presente, creare spazi stimolanti, offrire setting di gioco adeguati, osservare e modificare costantemente l’offerta in base all’interesse mostrato dal bambino. A questo punto, mi rivolgo a te, che nel mare delle polemiche del momento, in attesa che la situazione torni alla normalità, ti rimbocchi le maniche e che cerchi risposte. Se in questo momento devi lavorare da casa e contemporaneamente occuparti di tuo figlio, prova a studiare un modo migliore per gestire l’ambiente, creando situazioni in cui il suo gioco e il tuo lavoro possano coesistere; sfrutta i momenti in cui lui dorme per svolgere cose più impegnative.
Se entrambi i genitori sono in Smart Working, si può cercare di organizzare la giornata lavorando a turno in modo che si possa trascorrere del tempo alternato con il bambino? Può essere utile suddividere la giornata in momenti prestabiliti, ben visibili su un foglio settimanale, in modo che la successione dei vari orari e dei turni di accudimento di figli e famiglia, siano decisi e condivisi. Avere chiaro il piano di organizzazione, rende più facile incastrare impegni di lavoro importanti. Una tabella degli orari e delle mansioni di casa (orario della colazione, momenti di gioco, chi prepara il pasto, orario della doccia, chi e quando fa la spesa…) aiuta a programmare bene le settimane e favorisce una suddivisione equa del “carico” familiare; avere ben chiari gli orari familiari da rispettare, favorisce la definizione di un orario lavorativo che altrimenti potrebbe essere senza tempo.
Modifica la stanza arricchendola dei giochi che interessano a tuo figlio, prenditi del tempo per capire cosa davvero gli piace: spesso capita che gli oggetti di uso quotidiano o comunque cose che a noi adulti sembrano insignificanti, attirino molto i bambini che riescono ad utilizzarli in modo davvero sorprendente. Non gli proporre tutto insieme, fa in modo che la sua attenzione si focalizzarsi su un’attività alla volta, quando, infatti, ci sono troppi giochi e troppi stimoli, aumenta la confusione e diminuisce la concentrazione.
Quali interessi ha tuo figlio? Se gli piacciono molto le macchine, predisponi l’ambiente facendo in modo che gli oggetti della stanza possano diventare una pista; se ne ha voglia, nel tempo libero, prova a costruire con lui una macchina o una pista; copri le prese elettriche, togli tutto quello che “attento che ti cade addosso e ti fai male”.
Individua i giochi che lo coinvolgono maggiormente, quelli per i quali i suoi tempi di attenzione sono maggiori e lascialo giocare, evitando di intervenire se non è necessario; quando il gioco inizia ad esaurirsi proponi piccole varianti e poi continua a lasciare che lui possa fare da solo, sbagliare (per quel che sia possibile, ovviamente) e riprovarci.
Fare in modo che possa giocare da solo riducendo il più possibile il tuo intervento, permetterà a lui di portare avanti il suo pensiero di gioco arricchendolo a suo piacimento e a te di scrivere quell’email di lavoro, mentre sei seduta al tavolo accanto a dove gioca lui. Non sto dicendo che ho una soluzione assoluta per conciliare con una bacchetta magica e senza problemi, lavoro da casa e bambini; ritengo che sia molto difficile e che, dove possibile, sia giusto avvalersi di parenti e babysitter che possano dare una mano. In generale, a prescindere da questa situazione, ritengo fondamentale spronare e facilitare un gioco che sia il più autonomo possibile, con la minor interferenza dell’adulto."
Isabella
GEA11
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